Il segno di un rimedio c’è. Anche a Taranto.

Il segno di un rimedio c’è. Anche a Taranto.

In piazza Monteoliveto, a Taranto, in città vecchia tra impalcature e palazzi fatiscenti, si intravede una luce ed una porta aperta.

È l’’ingresso della chiesa sconsacrata di Sant’Andrea degli Armeni.
All’’interno, oltre l’altare, un tavolo e delle sedie, una libreria piena di libri, delle panchine ricavate da pallet e tanti sorrisi. Non è un posto qualunque, si respira aria di storia, di orgoglio, di solidarietà, di multiculturalità e di intraprendenza. Non è la Taranto che i media negli ultimi anni descrivono. Non è la Taranto del degrado e del lassismo, né quella dei paesaggi dickensiani, ma è la Taranto sana, bella, accogliente, orgogliosa di sé stessa. È la Taranto generosa e vogliosa di cambiare.

Siamo in una chiesa rinascimentale, del XVI secolo d.C. la cui competenza è stata più volte rimpallata tra gli enti, resa nuovamente fruibile grazie agli abitanti del quartiere e grazie all’’intraprendenza di un gruppo di architetti e operatori culturali, ideatori del progetto Domus Armenorum, supportati dall’’associazione Labuat (Laboratorio Urbano Architettura Taranto) che cerca di sperimentare, non senza difficoltà, nuove forme di tutela, valorizzazione e gestione partecipata del patrimonio diffuso nella città vecchia di Taranto attraverso il coinvolgimento dei cittadini residenti.

Luigi e Mimma, Mimmo e Daniela, Vanni, Manuela sono solo alcuni dei nomi delle persone che si prendono cura di questo posto. I cittadini di Piazza Monteoliveto si occupano dei piccoli interventi di manutenzione e pulizia, oltre che a fornire la luce elettrica per alimentare l’impianto di illuminazione della chiesa stessa.  Le spese affrontate sono compensate con le offerte lasciate dai visitatori turisti.

Se per caso la trovate chiusa, potete citofonare al palazzo accanto e qualcuno (forse anche in ciabatte) vi aprirà le porte e vi permetterà di entrare e godere della bellezza di questo luogo.

Oggi Sant’’Andrea ospita il progetto “Quell’angolo di mondo” dell’associazione Salam che ha come obiettivo l’integrazione degli immigrati che richiedono asilo politico e che in questa iniziativa rivestono il ruolo di traduttori per la realizzazione di un’’audio guida turistica e di un app che sarà tradotta in persiano, arabo, russo, francese ed in futuro in armeno.

Tante le collaborazioni con altre associazioni, tra cui Invasioni Digitali, BiCinema, Missione Girasole e con la scuola di Bollenti Spiriti. Tanti i progetti futuri tra cui quello di raccogliere i fondi per restaurare l’’altare.

Cosi come lo scorso anno, anche nel 2015 torneremo ad invadere la città vecchia e Sant’Andrea degli Armeni. Non possiamo non farvi conoscere questa realtà.

E come diceva Giorgio Gaber, il segno di un rimedio c’è.
Anche a Taranto.

Rossana Turi