Il Museo Invaso

Il Museo Invaso

Non esistono più, nel mondo digitale, una gerarchia o un ordine prestabilito. Ogni utente, divenuto utente 2.0, è in grado di creare contenuti, anche culturali, condividendo immagini, suoni, pensieri, emozioni propri o altrui e lo strumento maggiore per una loro diffusione e valorizzazione è la viralità tipica delle piattaforme sociali.

La creazione di valore culturale, nell’’era del Web 2.0, si muove proprio attraverso la rete e le piattaforme sociali. Il fenomeno dei social networks, caratterizzato da una connettività e un’ubiquità senza limiti e dall’evoluzione degli aspetti relazionali sociali in modalità digitale e virtuale, è contemporaneamente causa ed effetto dell’evoluzione del web di seconda generazione e della trasformazione della società postmoderna in una società connessa e partecipata.

L’’orientamento più attuale degli operatori culturali, soprattutto all’’estero, è quello di favorire, da parte dei propri utenti, la costruzione del senso di appartenenza e di identità culturali e sociali condivise. E questo dialogo virtuoso, oggi, può essere possibile solo attraverso quella dimensione relazionale, partecipativa e collaborativa basata sulla accessibilità digitale, in grado anche di favorire processi co-creativi di valore culturale (value co-creation) tramite contenuti personali creati dall’utenza (i famosi user-generated contents -UGC). Ovvero trasformare il museo, come dice Nina Simon, in un participatory museum nel quale, cioè, si attivino processi partecipativi in grado di trasfigurare il museo in una piattaforma socio-culturale che metta in connessione fra loro i vari soggetti coinvolti: “[…] creators, distributors, consumers, critics and collaborators”.

Quanto grande sia la voglia, da parte della gente comune, di connessione e partecipazione culturale e quanto virale possa essere la comunicazione digitale è dimostrato dal progetto #InvasioniDigitali che, ideato da Fabrizio Todisco e lanciato il 2 aprile 2013 con il portale www.invasionidigitali.it e con i rispettivi profili su Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest, ha visto una vertiginosa adesione nel giro di pochi giorni.

#InvasioniDigitali diviene così una piattaforma unica, condivisa e partecipata all’’interno della quale chiunque, dal comune appassionato d’arte alle istituzioni culturali, possa contribuire a scardinare quell’’ordine gerarchico e prestabilito che ancora ingessa la nostra cultura. Alla fine del progetto un unico video narrerà questa voglia condivisa e partecipata di comunicare il proprio patrimonio culturale.

Dal museo partecipato al museo #invaso: questa #invasionedigitale allegra e pacifica, che si svolgerà tra il 20 e il 28 in decine e decine di località distribuite lungo lo stivale italiano, che sarà fatta di smartphone, tablet, tag e social networks e che non ha precedenti al mondo, dimostrerà certamente che è finito il tempo in cui la cultura è concepita dalle istituzioni non solo come “proprietà” ma, purtroppo ancora, come “possesso”. Al motto di #LiberiamoLaCultura e #LaCulturaSiamoNoi, i nostri #InvasoriDigitali si trasformeranno così in #AmbasciatoriDigitaliDiCultura, di una cultura libera e condivisa.

Questa è l’’Italia che ci piace, protagonista della Cultura 2.0 nel mondo.

Elisa Bonacini