E’ necessario un cambio di prospettive

E’ necessario un cambio di prospettive

Quando, ripetendo gli stessi schemi, non migliora la situazione, è necessario un cambio di prospettive”.
Mi è capitato di leggerlo in un blog e descrive quello che per certi versi sta accadendo oggi. Ciò che abbiamo sempre conosciuto cosi come lo abbiamo sempre fatto non basta o forse non serve più. Tutto deve trovare una nuova forma per avere nuovo ruolo e significato.

Merito o complice la tecnologia che senza chiedere permesso ha pervaso le nostre vite, giusto o sbagliato che sia.

Le invasioni digitali sono uno dei tanti esempi di come ribellandosi pacificamente a schemi obsoleti che non rappresentano oramai nessuno si possa tornare a raggiungere l’obiettivo che tanti schemi datati oramai mancano sistematicamente e a dimostrare che la gente ignora solo ciò che non le interessa. E grazie alle invasioni il pubblico torna a popolare  musei,  luoghi di cultura e arte in generale. Io da cittadino amante dell’arte e della tecnologia non ringrazierò mai abbastanza chi ha creato questo bellissimo progetto. Ora voglio ribaltare ulteriormente la prospettiva:  propongo di invadere il futuro che non esiste.

E cosi con questo post voglio parlarvi del luogo che non c’è e che vorrei invadere nel 2015.

Perché comunque a volte le cose bisogna immaginarle per dare loro la possibilità un giorno di esistere.

Se non ci abiti non ci vai. Questa è una regola che vale per molte aree in una città ed è dettata dalle più svariate ragioni. Non una causa ma una aggravante di queste situazioni  spesso è la presenza di edifici anche imponenti abbandonati e fatiscenti che diventano teatro di attività anche illegali che aumentano l’insicurezza e la frustrazione di chi certi quartieri li vive normalmente. Parma possiede aree siffatte come ogni città del mondo e in una di queste vorrei trasportarvi come invader il prossimo anno: esattamente quartiere San Leonardo.

E’ una area piuttosto ampia, nata come zona industriale dove le aziende erano collocate nel tessuto urbano ossia frammiste alle case e agli uffici. Era una posizione strategica data la vicinanza della rete ferroviaria. Poi con la crescita del volume  di affari e i necessari ampliamenti, e i cambiamenti delle politiche urbane si è determinato il trasferimento della quasi totalità delle aziende  in aree esterne al perimetro cittadino. Cosi i luoghi che per decenni sono stati quelli del lavoro sono diventati quelli dell’abbandono prima e dell’oblio dopo.

Nella mia città da qualche anno l’ordine degli architetti ha creato un percorso denominato Abitare la città dimenticata nel quale hanno organizzato eventi e visite ai luoghi fantasma di Parma richiamando l’attenzione su di essi. Workout Pasubio è l’ultimo progetto in ordine di tempo da loro realizzato in collaborazione con il Comune e  si è svolto nel quartiere San Leonardo, creando una tre giorni di conferenze e tavoli di lavoro all’interno dell’ ex stabilimento Manzini, fabbrica di impianti alimentari ieri e oggi abbandonata e parte del così detto Spazio Pasubio. Finalità? Farsi dire da cittadini volontariamente iscritti (ben 130) raccolti ai tavoli  di discussione quali potrebbero essere dei progetti da insediare nell’ex-fabbrica Manzini una  volta ristrutturata mantenendo la sua attuale forma come memoria architettonica. Nuove attività quindi che creino l’effetto domino per l’area e poi per il quartiere ripartendo anche proprio da quella ferrovia che passa accanto ai padiglioni dismessi e che oggi vorrebbe smettere di rappresentare un limite (spaziale e mentale) ma tornare ad essere come nel passato un’occasione di connessione e relazione col territorio esteso.

La mia speranza e il mio impegno nei confronti di questa bellissima iniziativa è di poter invadere nella settimana delle invasioni digitali questo vecchio stabilimento e poter mostrare con immagini e parole il futuro che ci sarà andando a descrivere come l’area si modificherà’ in base al progetto prescelto per la sua riqualifica.

Riporto le parole di architetti dedicate all’evento: … i gruppi di lavoro sono stati chiamati a delineare le maglie di una riqualificazione urbana, che a partire dall’edificio costituirà il motore di meccanismi di rigenerazione più ampi..negli ambiti della socialità, della cultura, del lavoro e della formazione. Non solo architettura dunque ma urbanità; non solo una raccolta di intenti ma un vero e proprio progetto di azioni finalmente condivise. Come testimonianza visibile si è scelto di impiantare anche un piccolo giardino in un’area sino ad oggi abbandonata; un lascito che si affida al quartiere affinché lo curi e accudisca per il tempo avvenire. Ci immaginiamo così che insieme al giardino che germoglierà possa germogliare anche un nuovo virgulto di comunità.”

Perché, concludo io, ce lo hanno insegnato Marianna e Fabrizio le invasioni dei tempi moderni non abbattono ma ricostruiscono, non separano ma uniscono, e creano il futuro che non c’è se tutti insieme proviamo ad immaginarlo.

Chiarida Gherri